lunedì 20 febbraio 2017

Vittoria !!! il cambio..

Veramente quando Tommaso Nieddu depositò la domanda  di privativa industriale nel lontano         22 novembre 1930 non si parlava di cambio ma semplicemente di "tendicatena per bicicletta" e
di "rullo tenditore". Un'idea semplice che risolveva in modo pratico e soprattutto AFFIDABILE il problema di cambiare rapporto. Sì, avete ragione, non era sicuramente facile allentare il tendicatena, retropedalare e dare un colpo di tacco per far salire di pignone la catena, ma se ti mancavano queste doti acrobatiche ti fermavi un attimo e spostavi la catena con le dita: ci mettevi molto meno che girare la ruota. E poi la ruota stessa era in una posizione fissa, si potevano regolare molto meglio i freni.







Il dispositivo si compone di soli quattro componenti: una STAFFA da fissare al telaio su cui si impernia la LEVA che alla sua estremità ha il RULLO tenditore. La leva si blocca tramite un settore dentato fissato al telaio. 
Dicevo prima che questo sistema era soprattutto AFFIDABILE; questa è la qualità che conquistò i ciclisti del tempo. Intendiamoci, cambi ne erano già stati inventati un certo numero, soprattutto in terra francese, ma avevano fama di essere marchingegni assai fragili per le strade di allora.
Tommaso Nieddu racconta infatti in una intervista quanta fatica dovette fare per convincere i corridori di allora ad adottarlo. Contando che i primi prototipi furono creati nel 1927 e che la consacrazione arrivò solo con Binda, vincitore dei campionati mondiali di Roma del 1932 dovette avere una bella costanza; sicuramente era convinto della validità delle proprie idee.






Solo con il suo fratello maggiore, il VITTORIA  MARGHERITA si potrà tecnicamente parlare di cambio, infatti al tendicatena si aggiunge un meccanismo dotato di due alette deragliatrici comandate a mezzo di una trasmissione flessibile posta in cima alla leva, e cambiare in corsa diventerà una cosa alla portata di tutti

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