giovedì 20 marzo 2014

Classicissima !!



Parte domani la "Classicissima" che da venerdì 21 a domenica 23 porterà un bel pò di eroici sulle loro vecchiette centenarie da Milano a San Remo ripercorrendo il tracciato della classica di primavera.
Saranno presenti anche quattro nostri soci....Max, Luciano, Emanuele, Gigi...forza ragazzi !!!!!!

martedì 18 marzo 2014

Vèlocio ....seconda parte


La battaglia per la diffusione del deragliatore si protrasse per ben 30 anni. Non è stato che alla fine degli anni 20 che è stata finalmente vinta.
In questa battaglia per il cambio/deragliatore, Vèlocio aveva una potente arma nella sua rivista, Le Cycliste. Dalla sua fondazione questa pubblicazione era cresciuta da un foglio fragile e senza pretese di circolazione locale ad un giornale eloquente ed influente che è stato ampliamente letto per i suoi articoli incisivi e la sua scrittura vivida. Gran parte dello scritto era di Vèlocio stesso, che non si stancava mai di descrivere i suoi fantastici tour nel linguaggio più colorito. Leggere Le Cycliste è leggere la storia del cicloturismo.

Ma Le Cycliste è piu di un archivio di storia. Con il passare degli anni Vèlocio diventa filosofo. Dopo aver rinunciato alla ricerca dei soldi e fama ai tempi oscuri del 1887, poteva guardare al mondo con assoluta equanimità. Lesse i classici in originale ed applicò i loro insegnamenti alla sua vita.
Tra i suoi articoli, ha consigliato i suoi lettori sulla dieta, sull'esercizio, sull'igiene, sulla forma fisica, sull'auto disciplina, su tutte le sfaccettature della vita. Il suo tema era una mente sana in un corpo sano. Non bere vino (in Francia!!!! ) era un assoluto sostenitore della sobrietà e mise in guardia dai pericoli del fumo ben 60anni prima di una commissione presidenziale negli Stati Uniti. Queste dichiarazioni le fece solo dopo aver provato i benefici su se stesso.
Le Cycliste è diventato molto più di una rivista per ciclisti, è diventato un manifesto di vita viva, il credo di un uomo appassionato, una professione di fede.
Entusiastiche sono anche le parole per descrivere Vèlocio come ciclista. Per natura, temperamento e fisico possiamo definirlo un passista veloce. Qualcosa del suo entusiasmo può essere percepito da una delle sue prime corse, da Chaise a Dieu nel 1861, 110 km in 6 ore su di un goffo biciclo.
Ma queste sono solo le prime esperienze di un principiante. Sereno e convinto dal suo irresistibile desiderio di mostrare ciò che la bicicletta era capace, cominciò ad allungare i suoi giri, a volte solo, a volte in compagnia, avrebbe pedalato sempre di più.

Nel 1900 quando aveva 47 anni ha pedalato per i più alti passi svizzeri e italiani, 640 km con un dislivello totale di 6000 mt in 48 ore.

Per Pasqua nel 1903 all'età di 50 anni ha pedalato da Saint Etienne a Menton e ritorno in quattro giorni, 960 km .

Per il Natale del 1904 pedalò da Saint-Etienne ad Arles, in una notte così fredda che gli si formarono giaccioli sui baffi !!

La sua "cura primaverile" nel 1910 lo ha portato da Saint-Etienne a Nizza, 560 km in 32 ore. A Nizza si unì ad un gruppo di amici per un  "comodo" tour di 400  km in tre giorni, una passeggiata !!!

L'estate seguente affrontò uno dei più alti passi alpini, il Lautaret, in compagnia di un giovane amico : 480 km in 31 ore.

Nel 1912, quando aveva 59 anni, fece un tour "sperimentale" da Saint-Etienne a Aix-en-Provence, 650 km in 46 ore, al termine del quale dovette ammettere che il suo compagno di 35 anni aveva tollerato meglio di lui la seconda notte sulla strada. "D'ora in poi" scriverà su le Cycliste "mi limiterò a tappe di 40 ore e lascerò alle giovani generazioni la possibilità di dimostrare che il motore umano può funzionare per tre giorni e due notti senza eccessivo affaticamento"

"Ogni ciclista tra i venti ed i sessanta in buona salute" ha scritto Vèlocio con il fervore di un missionario "può pedalare per 200 km in un giorno con 600 mt di arrampicata, a condizione che mangi correttamente ed abbia la giusta bicicletta. Cibo adeguato , a suo parere, significa niente carne. Una giusta bicicletta significa un mezzo comodo con ingranaggi che permettano di cambiare rapporto, un interasse abbastanza lungo e pneumatici di larga sezione. Una bici con passo corto e pneumatici a sezione ristretta rotolerà meglio in un primo momento, ma stancherà presto il suo cavaliere nei tentativi sulla lunga distanza. La prima considerazione è la comodità. la sua dieta in tour consisteva di frutta, riso, dolci ,uova e latte.

Ovviamente Vèlocio era un tipo molto particolare di cicloturista. Non era per lui il viaggiare con soste ogni ora e mezza. Pedalare in questo modo è senza dubbio piacevole, ha scritto, ma si rovina il ritmo e si sperpera la vostra energia. Per ottenere il vostro passo, è necessario utilizzare una certa dose di disciplina. Mio obbiettivo è quello di dimostrare che i lunghi giri con solo alcune soste occasionali non sforzano un organismo sano.

Vèlocio a volte è stato criticato per il suo viaggiare su così lunghe distanze. Si diceva che era ipnotizzato dal chilometraggio e dalla velocità e che non riusciva a vedere niente intorno a se. Egli rispose:

"Queste persone non si rendono conto che il passo vigoroso amplifica i sensi. La percezione e le impressioni sono amplificati, il sangue circola più velocemente e funziona meglio il cervello. Posso ancora ricordare vividamente i più piccoli dettagli di un tour di anni fa. Ipnotizato ? E' il viaggiatore in treno o in auto che è ipnotizzato !!"
Se qualcuno dubita su queste affermazioni, leggiamo questo breve passaggio relativo al transito su di un valico alpino.

"Un albero d'oro ha trafitto il cielo ed è venuto a riposare su di una cima innevata, che poco prima, era stata accarezzata dalla morbida luce della luna.Per un istante gocce di scintille rimbalzavano sulla cima e cadevano giù per la montagna in una cataratta celeste. Il re dell'universo, il magnifico dispensatore di luce e di calore e di vita, ha comunicato il suo arrivo imminente. Ma solo per un'istante. Come una meteora lo spettacolo si è disciolto nel mare di oscurità che mi ha inghiottito nelle profondità della gola. I riflessi scintillantierano spariti, ancora una volta la neve ha assunto la sua faccia fredda e spettrale."

Potrebbe questo brano venire dalla penna di un ciclista ossessionato dalla meccanica? No, Vèlocio amava la sua bicicletta perchè gli ha portato libertà inestimabile, perchè gli ha dato esercizio esaltante, perchè ha aperto la sua mente alla musica del vento, perchè gli ha dato la deliziosa sensazione di essere vivo. " Dopo una lunga giornata sulla mia bicicletta" ha detto "mi sento rinfrescato, purificato. Sento che ho stabilito contatto con il mio ambiente e che sono in pace.  In giornate come queste sono permeato da una profonda gratitudine per la mia bicicletta".
E' stato Vèlocio a coniare il termine "piccola regina" per la bicicletta, un termine ancora in uso comune in Francia.

Da esperienze come queste Vèlocio trasse i suoi sette comandamenti per il ciclista:


1-Soste brevi e poco frequenti in modo da non perdere concentrazione

2-Pasti leggeri e frequenti: mangiare prima di avere fame e bere prima di avere sete

3-Non andare mai aldilà delle proprie possibilità con fatiche che portino a mancanza di fame e sonno

4-Coprirsi prima di avere freddo e scoprirsi prima di avere caldo. Non aver paura di esporre la pelle al sole, all'aria e all'acqua

5-Eliminare, almeno in corsa, tabacco, vino e carne.

6-Non forzare mai, restare nelle proprie possibilità, soprattutto nelle prime ore in cui si è tentati di spendere troppo perchè pieni di forze.

7-Non pedalare mai per amor proprio

Vèlocio non era un promotore. I suo sforzi per creare una società cicloturistica nazionale come il Touring Club inglese, annaspavano, e non ha mai avuto un club ciclistico organizzato nemmeno nella sua città natale. Quello che ha avuto è stato un corpo sempre crescente di amici e ammiratori che si sono riuniti intorno al maestro nel suo negozio, alle manifestazioni, e nei suoi tour.
Coloro che abitavano nelle vicinanze avevano formato un gruppo sparpagliato noto come l'Ecole Stephanoise. Il gruppo lo ha sempre accompagnato nel suo giro preferito al Col du Grand Bois. E' stato questo giro che alla fine si trasformò nel Vèlocio Day .

Il Col du Grand Bois è un passaggio attraverso il Massif du Pilat. La strada inizia alla periferia di Saint-Etienne e si alza senza mollare su una distanza di otto miglia. Vèlocio usava fare questo tragitto prima di colazione...
Nel 1922 i suoi amici lo hanno sorpreso invitando tutti i ciclisti della zona a partecipare al giro in segno di riverenza. Oggi Vèlocio Day è uno spettacolo unico, l'unico del suo genere al mondo.

Questo graduale emergere della figura di Vèlocio, non solo tra i ciclisti, ma tra la gente della sua età, è una delle cose più interessanti, perchè l'uomo non ha mai fatto un tentativo consapevole di attirare interesse pubblico. Tutto quello che voleva era la sua bicicletta ed i suoi amici. Non ha mai spostato il suo negozio, non ha mai avuto molti soldi, non ha mai riposato sugli allori. La sua scrivania era un ammasso di carte, e il suo negozio era un miscuglio di strumenti. Due volte l'anno pubblicava un annuncio su Le Cycliste invitando tutti quanti ad un raduno. Questi raduni sono diventati famosi.
Vèlocio stesso non era a conoscenza della sua statura fino a quando non lo invitarono a comparire  a Parigi , nel Criterium des Vieilles Gloires quando aveva settantasei anni. Ovviamente mise in ombra tutti quanti gli altri. Migliaia riuniti intorno a lui, solo per stringergli la mano e augurargli ogni bene.

Il 27 febbraio 1930 Vèlocio iniziò la sua giornata leggendo i classici come era sua abitudine. Era la lettera di Seneca a Lucio. "La morte mi segue e la vita mi sfugge. Quando vado a dormire penso che non potrei risvegliarmi. Quando mi sveglio, penso che non potrei andare a dormire. Quando esco penso che non potrei ritornare. Quando ritorno penso che non potrei uscire di nuovo, sempre, l'intervallo tra la vita e la morte è breve.

Velocio uscì. il traffico era intenso, e decise di camminare portando a mano la sua bicicletta. Attraversò la strada ma vide un tram arrivare alla sua sinistra, fece un passo indietro, ma non si avvide di un altro tram alle sue spalle.
Morì stringendo la sua amata bicicletta.

Oggi 35 anni dopo, Vèlocio vive, mentre altri che ugualmente hanno dedicato la loro vita alla bicicletta sono dimenticati. Perchè ?

E' perchè Vèlocio ha usato la sua bicicletta per dimostrare grandi verità. L'influenza di Vèlocio è cresciuta, non a causa delle sue imprese, ma perchè ha dimostrato come questi exploit formano il carattere di un uomo. Vèlocio era un umanista. La sua filosofia veniva dai classici che consideravano la disciplina una virtù cardinale. Disciplina di due tipi, fisica e morale. Vèlocio usa la disciplina fisica della bicicletta per arrivare alla disciplina morale. Attraverso la bicicletta è in grado di comunicare con il sole la pioggia il vento. Per lui la bicicletta era l'espressione di una filosofia personale. Per lui la bicicletta è uno strumento al servizio di un ideale. Per lui la bicicletta era la strada alla libertà fisica e spirituale. Ha dato molto, ma ha trovato di più.


Vèlocio i ciclisti del mondo ti salutano !

venerdì 14 marzo 2014

Paul de Vivie, meglio conosciuto come Vèlocio !!


Per parlarvi di questo grande uomo a cui tutti noi ciclisti dobbiamo veramente tanto, preferisco affidarmi alle parole di un altro. Clifford L. Graves , che con questo articolo, uscito nel maggio del 1965 su Bicycling Magazine racconta la sua storia vividamente.

ps. spero mi perdonerete la pessima traduzione e qualche piccolo taglio


VELOCIO,  GRAND  SEIGNEUR
di Clifford L Graves

Quando una folla di ciclisti provenienti da tutti gli angoli della Francia converge su Saint-Etienne un giorno dello scorso luglio, come aveva fatto per più di 40 anni, stava tributando omaggio ad un uomo che ha compiuto grandi cose in un piccolo angolo di mondo.
Era un uomo che ha dedicato tutta la vita al perfezionamento della bicicletta ed all'arte di cavalcarla, un uomo che ha ispirato innumerevoli altri attraverso la forza del suo carattere e la bellezza dei suoi scritti, un uomo che anche nella vecchiaia era capace di gesta prodigiose, insomma un uomo che potrebbe ben essere chiamato il santo patrono dei ciclisti.
Quell'uomo era Paul de Vivie, meglio conosciuto come Velocio.
Nasce nel 1853 nel piccolo villaggio di Perne nel sud della Francia. I suoi primi anni sono stati irrilevanti se non che egli si distinse per l'amore per i classici.Se è il segno di un uomo colto che egli goda dell'esercizio della mente,Paul era estremamente ben educato. Si era laureato presso il Lycee, seguito da un apprendistato nell'industria della seta, ed ha iniziato una propria attività prima che avesse trent'anni.Con una bella moglie e tre bei figli, sembrava diretto verso una vita semplice ed elegante.

Il cambiamento è avvenuto gradualmente. Nel 1881 all'età di 28 anni compra la sua prima bicicletta.Era un biciclo a ruota alta. Con un equilibrio precario ed un peso smodato, si trattava di un veicolo per i forti e gli intrepidi !
Ha cominciato ad esplorare il suo quartiere sul suo nuovo aggeggio e ne ha imparato tutti i trucchi. Un giorno per scommessa pedala per 66 miglia in 6 ore.Il viaggio lo porta sino al villaggio di Chaise-Dieu. Improvvisamente scopre un nuovo mondo. L'attività fisica intensa, l'aria fresca, la bellissima campagna, queste cose si impadroniscono di lui. Non se ne rendeva conto ma la sua vita cominciava a prendere forma.
Paul ha guidato il suo biciclo solo un anno,poi ha comprato un triciclo Bayliss, seguito da un triciclo tandem e vari altri modelli. Questi erano i giorni in cui il settore della bicicletta era ben avviato a Coventry, in Inghilterra, mentre la Francia era in ritardo.Preso dall'entusiasmo inizia a far la spola avanti e indietro dall'inghilterra, stava cercando una biciletta migliore, una ricerca che stava prendendo sempre più il suo tempo. Non poteva più spingere avanti questa ricerca e portare avanti l'attività lavorativa della seta.
Prende la sua decisione nel 1887 all'età di 34 anni, vende il setificio, si trasferisce a Saint-Etienne apre un piccolo negozio e fonda una rivista, "Le Forezien Cycliste"che diventò poco dopo semplicemente "Le Cycliste".
Considerando che entrava in un campo completamente nuovo, di cui non aveva nessuna esperienza, è stato un salto nel buio.
In questo salto però si scoprì, ed una delle cose che poteva fare era scrivere. Le parole sgorgavano in lui come l'acqua sgorga da una sorgente, nei suoi scritti si firmava Velocio e quello divenne il suo nome da lì in avanti.
Per i primi due anni importò biciclette da Coventry, ma contemporaneamente sperimentava.Per noi che siamo cresciuti con la bicicletta i problemi che assillavano Velocio sembrano ridicoli. Per lui erano sfide formidabili !!
Il safety del 1885 ha lasciato molte domande senza risposta. la forma del telaio, il tipo di trasmissione, la lunghezza delle pedivelle, la posizione del manubrio, del tipo di pneumatici e soprattutto la rapportatura della trasmissione. queste questioni causarono discussioni infinite e sperimentazione non solo nel negozio ma sulla strada.
La prima bicicletta costruita da Velocio nel 1889 è stata la Gauloise. Aveva il telaio a diamante, una trasmissione a catena e singolo ingranaggio. E' stata la prima bici prodotta in francia, ma non ah soddisfatto Velocio. La regione intorno a Saint-Etienne è montuosa, Velocio vedeva la necessità di ingranaggi variabili.Come ottenerli ? In inghilterra la tecnica si era orientata tutta verso i cambi ad ingranaggi epicicloidali (interni al mozzo, tipo Sturmey-Archer per capirci ). Velocio guardava in una direzione totalmente diversa. Egli concepi l'idea del deragliatore.
Il suo primo tentativo è stato montare due pignoni sul mozzo posteriore, ora aveva due velocità....successivamente montò due corone sulla guarnitura, il cambio avveniva spostando manualmente la catena da un pignone all'altro, però adesso le velocità erano quattro !!
Preso dall'idea che ci volesse qualcosa che sposti la catena senza doverlo fare con le dita, ci lavorò sopra  e ideò  Cheminau, il deragliatore come lo conosciamo oggi.
Questo successe nel 1906, nel 1908 altri 4 produttori francesi introdussero dei propri modelli, perchè Velocio era stato troppo occupato per depositare il brevetto.

Oggi sembra incredibile come Velocio abbia dovuto effettivamente combattere per l'adozione del suo deragliatore. I ciclisti del periodo sentivano questa meravigliosa invenzione come uno stigma di debolezza. Sono fermamente convinti che solo un ingranaggio possa portare ad una pedalata regolare.
Anche Henry Desgrange, il creatore del tour de france, attaccò Velocio. Per difendersi Velocio srisse decine di articoli, rispose a centinaia di lettere, pedalato migliaia di chilometri (in media 12.000 l'anno ).
Su suo suggerimento il Touring Club de France organizzò un test nel 1902. I concorrenti dovevano percorrere un percorso montuoso di 150 miglia con un dislivello totale di 12.000 piedi. Il campione del tempo, Eduard Fisher su una bici dotata di rapporto singolo sfidò Marthe Hesse (una rappresentante del gentil sesso !!!! ) su di una Gauloise con un cambio a tre velocità.
Marthe vinse per distacco !!   I giornali erano in estasi perchè "la vincitrice non mise mai piede a terra durante l'intero percorso"
Ma Desgrange non si impressiona e scrive sulla sua rivista, l'autorevole Equipe

"Mi congratulo con questo test, ma mi sento di dire ancora che gli ingranaggi variabili sono solo per persone con più di 45 anni. Non è meglio trionfare con la forza dei vostri muscoli che con l'artifizio di un deragliatore? Stiamo diventando dei rammolliti. Forza Amici. diciamo che il test è stata una bella dimostrazione, per i nostri nonni !!! Quanto a me, datemi un ingranaggio fisso ! "

Velocio rispose con calma olimpica..."no comment "


-----  CONTINUA ----



domenica 2 marzo 2014

Frejus cambio Deiro !

Oggi con piacere vi presentiamo una Frejus dei primi anni ‘30 in un eccezionale stato di conservazione ed equipaggiata del raro cambio Deiro esempio del fermento tecnico di quegli anni,dovuto in maggior parte a piccoli atigiani.
Il brevetto di questo cambio fu acquistato e mai commercializzato dai fratelli Nieddu di Torino, proprietari e produttori del cambio Vittoria, probabilmente nell'ottica di eliminare la concorrenza o forse non incontrò il favore dei ciclisti di allora data la sua notevole macchinosità.....
L’ esemplare si può ammirare presso il “Museo della bicicletta” di Luciano Berruti a Cosseria, che ringraziamo per averci permesso la pubblicazione.”