mercoledì 17 dicembre 2014

cicli FIAT

Eccomi a raccontarvi una storia che poteva esser leggenda, come quella di pochi altri marchi storici e che invece non è stata.




Nel 1909 in casa Fiat, si inizia a pensare ad entrare nel mercato ciclistico, mercato che da lì a pochi anni aumenterà vertiginosamente i volumi di vendita.
In breve si parte, nell'aprile del 1910 uno stand della Fiat Cicli è presente  alla settima Esposizione dell'Automobile e del Ciclo di Torino.
Si organizza la produzione; nello stabilimento di Villar Perosa vengono prodotti i componenti che poi verranno assemblati a Torino, nelle officine di via Marocchetti nei pressi dell'originario stabilimento di corso Dante.
A luglio dello stesso anno compare una pagina pubblicitaria che annuncia la produzione in grande serie di biciclette da viaggio, corsa e per le forze armate e quindi per il grande sforzo produttivo non sarà impegnata ufficialmente nel mondo delle corse, vetrina assai importante anche a quei tempi!



Passano comunque pochi mesi e prima della fine dell'anno viene annunciata la nascita di una squadra professionistica così composta:
Aymo, Petiva, Borgarello e Santhià, alcuni dei migliori giovani dell'epoca!
L'attività sportiva inizia col botto!
Il 31 ottobre 1910 in località Cessati Spiriti, nei pressi di Roma, su di un nuovo velodromo con pista in cemento vengono battuti il record italiano sui 100 km e quello mondiale dell'ora dietro allenatori (in un'ora percorre 74.320 km), dall'atleta Ponzi.

Ecco una foto in un giornale dell'epoca




Comunque nell'anno 1910 seppur impegnati solo in campionati minori i corridori su cicli Fiat ottengono più di una ventina di vittorie!

Per il 1911 si completa la squadra professionistica

squadra già forte che si rinforzò ulteriormente con l'arrivo di una stella di prima grandezza, Lucien Mazan meglio conosciuto come Petit Breton !!



Così composta la squadra si prometteva imbattibile e fu solo la sfortuna a negare il successo più prestigioso, la vittoria del giro d'Italia.

comunque la stagione iniziò con diversi successi: la Torino-Bordighera per dilettanti, il Gran Prix de Paque a Parigi, il Criterium di Milano e diversi successi su pista.
Arrivò poi il terzo giro d'Italia
La corsa inizio bene per le maglie rosso cupo della Fiat, vittoria nel tappone Mondovì-Torino, con prima ascesa del colle del Sestriere e vittoria nella Torino-Milano.

La classe ed il coraggio di Petit Breton lo portarono al primo posto della classifica al termine della IX tappa, ma la sfortuna impedì al transalpino di conquistare l'alloro finale.
Nel   corso dell'undicesima tappa, la Bari-Napoli, Petit Breton fu costretto al ritiro dalla rottura del mozzo posteriore dotato di cambio di velocita, da lui stesso fortemente voluto.

La delusione fu presto dimenticata
Henry Pellissier entrò nella squadra e nell'agosto partecipò alla classica corsa delle Tre Capitali che vinse.
Ripetè il successo nella Milano-Torino  con il piazzamento di Santhià e Aymo rispettivamente al 4° e 5° posto.

Tirando le somme, il 1911 fu un anno pieno di trionfi, che fecero crescere la vendita delle biciclette Fiat e conseguentemente la produzione, tanto che i locali di via Marocchetti divennero insufficenti e la Fiat decise di acquistare i vasti fabbricati che avevano già ospitato l'Itala e la Lancia.

Arrivò il 1912 ed a causa della guerra di Libia e delle commesse ad essa collegate, la produzione di biciclette fu abbandonata in favore di automezzi ed equipaggiamenti che servivano in terra d'Africa.

In quell'anno la Fiat fu presente ufficialmente solo in una gara, la Milano-Sanremo di cui conquistò la classifica a squadre con gli atleti Corlaita, Faber, Micheletto, Pavesi e Georget.
Proprio a proposito della fine dell'avventura ciclistica della Fiat riporto la testimonianza di Eberardo Pavesi immortalata nel celebre libro "l'avocatt in bicicletta" di Gianni Brera
"tornammo a Torino e Follis (il direttore del settore cicli ndr ) tutto gentile, ci informò che la Fiat faceva già fin troppe automobili, il reparto biciclette andava allargato o soppresso. Così com'era non poteva reggere la concorrenza. Avevano deciso quindi di smaltire la produzione senza più rinnovarla.
La squadra corse, logicamente cessava di esistere, il contratto risolto in questo piacevole modo: che noi si pigliava i nostri soldi fino all'ultimo e buona fortuna"
 


Ma forse la spiegazione di questa storia sta tutta nell'acronimo di questo marchio...FIAT  fabbrica italiana AUTOMOBILI torino...

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